giovedì 11 ottobre 2012

Un passo indietro (di Rita Pani)


C’è molto apprezzamento in giro, per il gesto di responsabilità che il tizio ha fatto col suo “passo indietro”. Leggo dichiarazioni piene di soddisfazione, a volte persino di gratitudine. Non resto più nemmeno basita, semplicemente prendo atto. Scrivo forse solo per ribadire – e perché resti nella sconfinata memoria di Internet – che
secondo me, quel tizio si sta assicurando il palazzo di Roma più bello che c’è, senza nemmeno dover pagare l’affitto. Anzi, abiterà al Quirinale gratis e a spese nostre. Quel giorno infausto – sappiate – io festeggerò la mia libertà; il mio doveroso distacco da tutte le cose e da tutti i doveri etici, morali e civili che ancora attanagliano la mia coscienza.

È facile comprendere come avverrà, basta guardare con occhi candidi il panorama della vita che non ci appartiene. Il potere reale è finalmente in mano del vero potere, quello economico. La guerra è vinta. Il capitalismo è sopravvissuto a sé stesso, dopo aver rischiato di finire triturato da sé stesso. Più potente di prima, nessun capitalista – vero – si lascerà scippare l’opportunità di governare il mondo. L’Italia non è altro che una parte infinitesimale dell’enorme cacca sulla quale si sono posate le mosche, ma fa pur sempre parte della merda globale.

Il “passo indietro” al quale è seguita anche l’indicazione di Monti come leader della destra moderata, ha meritato il plauso di tutti quei poteri che non hanno esitato a ringraziare, promuovendo Montezemolo banchiere, per esempio, e levandolo così dalla cerchia dei “nuovi politici” salvatori della patria. Un esempio banale, lo so, ma solo un esempio.

Il resto vien da sé, senza fatica, a volte per stupidità, a volte per la complicità delle forze politiche vecchie e nuove che non hanno e non conservano nulla di realmente politico. Il problema è che non vi è possibilità nemmeno di fare appello al coraggio politico, che in un momento come questo pretenderebbe l’azzeramento reale di tutto il sistema. Magari una nuova costituente fatta di persone “per bene”, di persone preparate (preparatissime sarebbe meglio) capaci di azzerare vent’anni di brutture ad uso mafioso, che hanno ridotto il nostro paese ad un’isola da lasciare in mano ai pirati. Riallacciare tutti i fili di democrazia e civiltà che sono stati tranciati dall’egida berlusconista, che ha garantito il ladrocinio e l’indebito arricchimento di un’intera classe “politica”.

Non è certo cosa che si otterrà attraversando le acque, andando in giro con i camper o mangiando nei self service, questa. Nessuno di questi nuovi salvatori della patria, ha avuto fino ad oggi il coraggio di dire che domani, arrivati finalmente nella stanza dei bottoni, si troveranno a dover gestire le casse vuote, le terre perforate dagli scavi dei pirati, le leggi che comunque continueranno a proteggere i malfattori. Si limitano a promettere il miracolo, per esempio sbarcando in Sicilia, dove forse non sanno che i forzieri, da quel dì sono vuoti.
Non trovo differenza tra chi promette miracoli di civiltà e democrazia internettiana e chi taglia la sanità promettendo che il servizio non ne risentirà. Tra chi finalmente dice che la mancanza del lavoro è un problema ma ha votato la riforma Fornero, e chi abbassa le aliquote IRPEF ma aumenta l’IVA.

Il passo indietro dovremmo pretenderlo quindi, e se ci fosse soltanto uno abbastanza responsabile da farsi indietro, forse si potrebbe anche sperare. Invece son tutti là, al loro posto, saldi e pronti a elargire ricette sulla felicità futura. Son sempre loro, gli stessi che prima ci hanno affogato ora ci tendono il salvagente. Invece, il nuovo che avanza è sempre figlio di un capitalismo che vuol farsi strada controllando non più il paese solo dal governo nazionale, ma da ogni luogo di questa miserrima nazione. E allora rivoglio il mio diritto a scegliere, non più il meno peggio ma il meglio.

E va da sé che se per sostituire il porcellum, mi si dice che c’è in mente di calderoli il porcellinum, il mio diritto è bello che fottuto.

Potrei continuare ma mi fermo qua. Sapete com’è? Su Internet, dove la democrazia viaggia dal basso e veloce, se scrivi un post troppo lungo, nessuno lo legge.

Rita Pani (APOLIDE) - 11 ottobre 2012 -
R-ESISTENZA-INFINITA
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