venerdì 12 ottobre 2012

Maroni grazia il Celeste Formigoni non se ne va (di Davide Vecchi)


VERTICE A ROMA CON IL PDL, DECISO L’AZZERAMENTO DELLA GIUNTA MA IL CARROCCIO ABBASSA LA TESTA: MAI CHIESTE LE ELEZIONI

La Lega non ha mai chiesto di votare le regionali ad aprile: Roberto Maroni cancella così le ultime 24 ore di proclami del suo partito smentendo in un colpo solo i suoi generali Matteo
Salvini e Roberto Calderoli. Il segretario del Carroccio ieri è stato costretto a varcare la sede del Pdl in via dell’Umiltà per parlare del futuro della Regione Lombardia con Angelino Alfano, Roberto Formigoni, Mario Mantovani e con apparizioni rapide di Ignazio La Russa. Della Lega presente solo Maroni, accompagnato dalla solita sorridente ombra Isabella Votino. Sei ore di riunione per poi accordare “nuova fiducia a Formigoni”, “perché io sono una persona responsabile e abbiamo un accordo con Formigoni, così come lo abbiamo in Veneto e in Piemonte”. Un risultato è stato raggiunto: l’azzeramento della giunta e un ridimensionamento
del numero degli assessori, nonché l’impegno di riscrivere la legge elettorale regionale così da cancellare il privilegio del listino bloccato. Per il resto il leader del Carroccio torna al Nord consapevole del malumore dei suoi per aver regalato nuovamente la regione a Formigoni. Il Celeste, non a caso, si è presentato alla conferenza stampa delle 19, dopo circa sei ore di riunione consecutive , con lo sguardo di chi l’ha scampata un’altra volta. All’ora di pranzo Formigoni è andato a Palazzo Grazioli per avere la benedizione definitiva di Silvio Berlusconi. Un colloquio durato poche decine di minuti, il tempo necessario per ottenere il via libero all’azzeramento della giunta. La Lombardia rimane egemonia dell’ex premier.

Il confronto con Maroni è stato difficile. Ma alla fine il leader del Carroccio ne è uscito col volto scuro, tanto che ha tentato di sottrarsi alle foto di rito. Ha dovuto cedere al ricatto del Pdl che come ritorsione avrebbe tolto il sostegno ai due presidenti leghisti di Veneto e Piemonte? “Nessun ricatto, c’è solo un accordo politico” ha garantito Formigoni . È chiaro, ha aggiunto, “che l’arresto di Zambetti ieri è intollerabile, ma è stato immediatamente cacciato dal Pdl, così come Ponzoni e Rinaldin”, ha detto Alfano. “Ma non si manda a casa una amministrazione che ha governato bene e continua a governare bene: tolleranza zero per chi macchia la nostra bandiera”. Da oggi e nelle Regioni, a quanto pare. Anche Maroni si è complimentato per l’operato della Lombardia e si è detto pronto a collaborare per formare la nuova giunta “che deciderà il presidente” Formigoni.

Il popolo leghista non ha preso bene la calata a Roma del barbaro sognante con la ramazza. “Mi sarei aspettato di più, molto di più che un rimpasto”, hanno scritto diversi militanti sulle pagine Facebook di Salvini e di altri esponenti leghisti. Come critica è l’opposizione che aveva confidato che la volontà di cambiamento espressa a parole dalla lega fosse reale. “Le parole di Maroni impressionano per subalternità a Formigoni e sono cosa ben diversa dalle prese di posizione di queste ore di tanti esponenti leghisti del territorio. Tirare a campare in questo modo rimanendo attaccati alle poltrone è dannoso per la Lombardia ed è una clamorosa presa in giro”, ha detto il segretario lombardo del Pd, Maurizio Martina. Ma non è finita perché domani mattina Maroni ha convocato la segreteria federale del Carroccio in via Bellerio e lì dovrà fare i conti con i malumori, crescenti, dei suoi. Ieri è ricomparso anche Umberto Bossi: “Fossi Formigoni non mi dimetterei”. Consiglio scontato, per il Celeste.

Davide Vecchi - 12 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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