POTERI IMMAGINARI
L’incontro ci sarà, anche se Re Giorgio ne avrebbe fatto a meno. Con il Movimento 5 Stelle dato al 21 per cento nelle intenzioni di voto, è improbabile che nella prossima legislatura non ci sarà un gruppo nutrito di deputati e senatori “grillini”. Novizi della politica. Neanche un anno
fa, gran parte dei politologi – e degli statisti tipo Veltroni & D’Alema – si dicevano certi che il M5S sarebbe arrivato a fatica al 4 per cento. La realtà è appena diversa. Tra pochi mesi, una delegazione di grillini salirà al Quirinale. Sarà un incontro storico, tra due mondi antitetici: i “gggiovani” iconoclasti da una parte, l’istituzionalità ingessatissima dall’altra. Grillo, che non
si candiderà alle elezioni (ma che non si lascerà sfuggire l’occasione di incontrare Napolitano), ha già avuto contatti diretti con le istituzioni. Nel 2006 portò il programma delle primarie online a Prodi. “Prima ha chiuso gli occhi per concentrarsi, poi s’è appisolato”. L’anno successivo consegnò le firme del V-Day a Franco Marini. “Mi disse che suo figlio è ingegnere elettronico, dunque va in Rete. Lui no, mica è ingegnere elettronico”. Tornò in Senato qualche anno dopo, per chiedere a Schifani che fine avessero fatto quelle firme. Schifani, inizialmente, accettò. Poi Grillo gli disse che avrebbe mostrato l’incontro in streaming. E Schifani si dileguò. Il 10 giugno 2009, si presentò alla commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. Usò le parole “psiconano” e “zoccole”. Ghedini non gradì. Il 13 giugno scorso, in un’intervista al Fatto Quotidiano, Grillo ha dichiarato: “Se arriviamo primi alle prossime elezioni, vado al Colle solo per dirgli: ‘Stavolta l'hai sentito il botto?”. Non ha mai conosciuto Napolitano. Pertini, sì. “Mi invitava il 1° giugno nei giardini del Quirinale. Parlavamo in genovese. ‘Cumme scia stà, presidente?’. E lui: ‘A bagasce’…”.
I rapporti tra Grillo e Napolitano sono molto conflittuali. Il secondo lo ha accusato di populismo, qualunquismo e variazioni sul tema. Il primo continua a tratteggiarlo come un Morfeo che monita soltanto sulle facezie. Del loro incontro parleranno i libri di storia. Ecco qualche possibile scenario.
Sacralità violata. Col gusto consueto per il colpo di scena cazzaro, Grillo si presenta all’appuntamento in tuta spaziale tipo Baumgartner. Oppure planando con un biposto, tipo D’Annunzio a Vienna. Ferma la condanna degli osservatori terzisti: “Sprezzo delle istituzioni”, “Democrazia vilipesa da un guitto”. Sferzante l’editoriale di Scalfari: “L’Europa ci guarda”. Ancor più vibrante la protesta del centrosinistra. Il quale, all’unisono, dichiara: “Mumble”.
Il mio Colle per un cavillo. Napolitano si rifiuta di ricevere Grillo: “Non è stato eletto”. Grillo replica: “Hai incontrato ben di peggio”. Scontro tra giuristi. Nel frattempo passano tre anni. E Napolitano non è più Presidente.
Per rompere il ghiaccio. In qualche modo l’incontro avviene. C’è tensione. Per superare l’imbarazzo, Grillo dà due vigorose pacche sulle spalle a Napolitano e urla: “Belin, Giorgio, cosa ti sei detto veramente con quel mona di Mancino? Deve essere una roba pazzesca”.
Connettività. Grillo parte con una intemerata di mezzora su wi-fi e banda larga. Napolitano lo guarda come Renzo Bossi osserverebbe I Karamazov.
Guru. All’incontro partecipa Gianroberto Casaleggio, che sciorina tutto il suo ottimismo contagioso: la carta morirà, l’informazione perirà, una terza guerra mondiale digitale ci seppellirà. Napolitano, uscendo clamorosamente dal protocollo, chiosa: “A cumpa’, Non ci resta che piangere l’ho visto anch’io e Troisi lo conoscevo meglio di lei. Non ce la meni, provi a godersi la vita e soprattutto si tagli quei capelli da Yoko Ono triste” (di questo virgolettato, l’unica cosa improbabile è che Napolitano citi Yoko Ono).
Monitando. Stordito dalla irritualità dell’evento, dal look poco sobrio dei grillini e dal lessico scarsamente ortodosso di Grillo, Napolitano gioca la carta che preferisce: il monito. Partendo dalle guerre puniche, non senza appassionanti accenni all’alto senso civico mostrato dall’uomo di Cro Magnon nella preistoria, Re Giorgio esorta gli interlocutori a (nell’ordine): volersi bene; non dire falsa testimonianza; ricordarsi di santificare le feste; comprarsi un loden; andare a letto presto. Al termine della reprimenda, per la prima volta in vita sua, Beppe Grillo si chiede chi mai gliel’abbia fatto fare. E se non era il caso di continuare coi monologhi a Sanremo su Marisa Laurito e Toto Cutugno.
Andrea Scanzi - 21 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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