lunedì 4 giugno 2012

Estote parati (Siate in parata) di Piergiorgio Odifreddi

.
Sia Giorgio Napolitano che Joseph Ratzinger sono uomini d’altri tempi, e di altre culture. Ottantasettenne il primo, ottantacinquenne il secondo, hanno fatto entrambi il liceo classico. Dunque, conoscono le lingue morte, e dovrebbero saper tradurre correttamente il motto latino
Estote parati: “siate pronti”, o “siate preparati”.

Ma ieri e oggi, invece di prepararsi a ciò che viene “nell’ora che non si immagina”, i due grandi vecchi della politica e della religione italiana hanno preferito interpretare il motto in maniera maccheronica, come: “siate in parata”. Hanno infatti presenziato, l’uno giocando in casa a Roma, e l’altro in trasferta a Milano, a due delle cerimonie più anacronistiche che il nostro paese conosca.

La prima, profana, è la sfilata delle forze armate in occasione della festa della Repubblica. Invano la società civile ha fatto appello al Presidente perché, in un momento di grave crisi economica, venisse risparmiata la decina di milioni di euro sprecata per far sfilare i soldati in pompa magna. E perché, in un momento di grave calamità naturale, quei soldi venissero dirottati all’emergenza e alla ricostruzione.

Niente da fare. Il Presidente non ha rinunciato a presenziare alla sua ultima parata, e si è accontentato di un misero escamotage. Cioè, le bande militari hanno smesso di suonare quando passavano davanti a lui, e si sono limitate a far rullare i tamburi. Aggiungendo, così, un ulteriore tocco macabro alla messa in scena militarista degli uomini in divisa e con i galloni.

La seconda cerimonia, altrettanto profana della prima, benché gabellata per sacra, è l’ultima replica (per ora) dello spettacolo dell’apoteosi, che tanto piace a tutti i portatori insani di culto della personalità della storia, da Alessandro Magno al Papa. Quest’ultimo ha fatto un bagnetto di folla, di fronte a una piazza del Duomo semivuota, ma i costi non sono cambiati, e ancora una volta hanno superato la decina di milioni di euro.

Anche qui, niente da fare. La presidenza del Consiglio ha gentilmente offerto un aereo all’augusto pellegrino, il sindaco della città ha pateticamente ricordato una comune passione per il commissario Rex, i giocatori di calcio hanno penosamente regalato maglie dell’Inter e del Milan al temporaneo usurpatore del loro stadio, il teatro alla Scala gli ha offerto un concerto sarcasticamente “dedicato alle popolazioni terremotate”, e via delirando.

Quanto al dio dei terremoti, ovviamente, soffre di Alzheimer. Se no, avrebbe potuto evitare di far tremare la terra sotto i piedi di popolazioni in borghese. E avrebbe dovuto aprire un baratro sotto l’altare della Patria e in piazza del Duomo, per inghiottire in un sol colpo gli uomini in divisa e in talare. Invece, sono loro a inghiottirsi i milioni dei cittadini, lasciandoli alla mal parata.

Piergiorgio Odifreddi - 03 giugno 2012 - Il non-senso della vita
.

0 commenti:

Posta un commento