sabato 5 maggio 2012

Grillo, chi divide e chi unisce (di Paolo Flores d’Arcais)

La speranza di un’AltraItalia, può essere affidata a Beppe Grillo e al movimento che ne riconosce il dominio carismatico? L’accusa di qualunquismo ne ingrassa i consensi, ovviamente, visto il pulpito da cui vengono le scomuniche e gli anni e le mille
piazze in cui questa vituperata “antipolitica” si è manifestata come volontà intransigente di rispetto dei valori della nostra Costituzione, contro l’oblio dei medesimi da parte dei politicanti di professione.
Dunque, la liberazione dal marciume partitocratico può avvenire solo grazie a una politica radicalmente nuova. Ma vincente. Senza conquistare il governo resteremmo in presenza di una testimonianza, magari moralmente nobile, che lascerebbe intatte prevaricazioni di potere e dismisura di privilegi di establishment. Il movimento di Beppe Grillo, poiché rifiuta ogni alleanza, potrà proporsi come AltraItalia solo quando raggiungesse il 35/40% dei voti. Disperante, almeno per chi non crede che la giustizia si otterrà nell’aldilà.

La risposta dei “grillini” è nota: Pd e Pdl sono identici, il ruolo di mera opposizione/testimonianza è obbligato, il governo resterà comunque “cosa loro”. Ammettiamo pure che dirigenti Pd e Pdl siano della stessa pasta, certamente di pasta diversa è almeno una parte dei rispettivi elettorati. Di fronte a una ruberia il berlusconiano non fa una piega, quello di sinistra si infuria. Un governo di centrosinistra non potrebbe permettersi altri salassi ai ceti più deboli e altre leggi-bavaglio. Le lotte per “giustizia e libertà” avverrebbero in un orizzonte meno difficile. Già questo basta a fare la differenza.

C’è poi carattere “padronale” di “Cinquestelle”, troppe volte rimosso in modo corrivo, dove chi è fuori e chi è dentro lo decide Beppe con la procedura del Minosse dantesco che “giudica e manda secondo ch’avvinghia”. Ecco perché l’unica strada praticabile per l’AltraItalia resta quella di una lista di società civile “dentro e contro” la coalizione di centrosinistra. Sfidando gli attuali gruppi dirigenti sul terreno delle primarie, del programma, dei consensi. Solo se la nomenklatura di Bersani (col silenzio di Vendola e Di Pietro) rifiutasse, regalando le elezioni alle destre, andare da soli diventerebbe inevitabile. Chi può promuovere questa lista?

Oltre un secolo fa, milioni di cittadini inglesi erano senza rappresentanza. Alcune “Unions” (sindacati di categoria) e la “Fabian Society” (oggi sarebbero i club di società civile e intellettuali) promossero la nascita di una lista nuova, il “Labour Party”. Un precedente nobile e riformista.

Paolo Flores d’Arcais - 05 maggio 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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