Appello al presidente della Camera per qualità e trasparenza
Siamo tantissimi, ho faticato a trovare lo spazio per mettere la firma”. Il deputato democratico Andrea Sarubbi è uno dei circa 80 parlamentari bipartisan che diranno “no” a nuovi vertici
dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni scelti dall’alto. Ruoli cruciali e dalla durata di sette anni, che hanno bisogno di competenze certificate per operare indipendentemente dalla politica, come nello spirito di garanzia delle authorities. Il primo voto per il dopo-Calabrò, sul quale anche l’Onu ha chiesto all’Italia maggiore trasparenza, è atteso mercoledì alla Camera. “Al momento di esprimerci avremmo ricevuto un sms sul telefonino con il nome del candidato prescelto Furio Colombo, un altro dei firmatari in quota Pd – ma il trio ABC (Alfano, Bersani, Casini, ndr) non può prendere una decisione del genere senza assemblee e discussioni”. Per questo motivo Beppe Giulietti ha chiesto la sottoscrizione di un appello al presidente della Camera, Gianfranco Fini, affinché venga assicurata la trasparenza delle nomine. “È stata un’iniziativa improvvisata in mezz’ora – spiega il portavoce dell’associazione Articolo21 – se avessimo avuto più tempo avremmo raccolto il doppio delle firme. Ma l’importante è che il messaggio sia arrivato e sia chiaro".
Stranamente l'aula piena. O votavano una legge per B. o un loro aumento di stipendio |
La spartizione avrebbe prodotto un commissario in quota Pdl (crollata l’ipotesi Zeno Zencovich, l’estensore della legge Gasparri, che avrebbe accettato solo il ruolo di presidente, in pole position c’è l’attuale commissario Antonio Martusciello che può essere rieletto perché ha coperto meno di metà mandato), e un Udc (tra Rodolfo De Laurentiis, già consigliere Rai, e il deputato Luca Volonté) eletti alla Camera. Al Senato sarebbe stata la volta di un commissario in quota Pd (tra i papabili il docente di Telecomunicazioni Maurizio Decina, voluto da Massimo D’Alema e un altro professore esperto del settore, Antonio Sassano) più un quarto commissario scelto in accordo tra i partiti. Per quanto riguarda la presidenza, i nomi in corsa sono quello dell’attuale sottosegretario di Palazzo Chigi, Antonio Catricalà, già a capo dell’Antitrust, ma anche due super-tecnici: Marcello Cardani, professore di Economia politica alla Bocconi e membro del gabinetto di Monti in Europa dal ‘95 al ‘99 e Fabio Colasanti (leggere rettifica nei commenti a fondo pagina), ex direttore generale della Società dell’Informazione della Commissione europea.
Ma la differenza potrebbe farla un outsider: Stefano Quintarelli, ex imprenditore ora nel gruppo Sole 24 Ore, già consigliere per la comunicazione di Pd, Pdl e Lega, ha raccolto più di 11 mila adesioni su Internet relative alla sua candidatura per l’indiscutibile competenza sulla materia. “È questo lo spirito con cui vorremmo le nomine – conclude Giulietti – tra i curricula che presenteremo ci saranno certamente il suo e quello dell’avvocato Guido Scorza”.
La Presidenza della Camera ha prontamente risposto all’appello dei parlamentari specificando che Fini “aveva già chiesto ai capigruppo di far pervenire alla Presidenza i curricula dei candidati per l’Agcom, nella logica della qualità e della trasparenza”. Anche perché i temi che l’Authority dovrà affrontare nei prossimi sette anni sono di particolare delicatezza: dalla transizione delle telecomunicazioni sul digitale alla difesa del copyright sulla Rete, anche se il nodo politico più importante resteranno naturalmente quello delle frequente televisive.
Caterina Perniconi - 18 maggio 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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1 commenti:
Sono il Fabio Colasanti citato nell'articolo. Già il 6 aprile scorso, dopo le prime speculazioni nella stampa ho provveduto ad informare i collaboratori del prof. Monti della mia impossibilità ad accettare un ruolo qualsiasi nell'AGCOM Purtroppo, per motivi familiari mi è impossibile trasferirmi a Roma per i prossimi sette anni. Non sono quindi, ne sono mai stato, candidato alle presidenza dell'AGCOM
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