giovedì 26 aprile 2012

Qualunquista sarà lei! (di Angelo d’Orsi)

Qualunquista, dunque, Beppe Grillo? Sul finire del 1944, Guglielmo Giannini – avvocato napoletano, giornalista, commediografo e scrittore dilettante – aveva avviato le pubblicazioni de L’Uomo Qualunque, un giornale dal quale, nel
breve volgere di pochi mesi si generò il movimento che ne assunse l’etichetta, di straordinaria efficacia. Fu un boom che sorprese lo stesso fondatore, e creò non poca preoccupazione negli attori sul mercato politico dell’Italia impegnata nella difficile, dolorosa transizione tra l’epoca mussoliniana che finiva e un oscuro postfascismo che stava nascendo. A dire il vero
il movimento di Giannini fu confuso sovente con forme di “nostalgismo” che, dopo la definitiva caduta del regime e la morte del duce, trovò crescente spazio nella vita politica e ancora più nel dibattito civile e nel giornalismo. Il movimento, giocando anche sulle sue ambiguità, ottenne un imprevisto successo elettorale, prima di essere sostanzialmente fagocitato dalla “balena bianca” demo-cristiana, anche grazie all’impiego di metodi che abbiamo visto all’opera in tempi recenti, per salvare compagini governative traballanti: promesse di posti e posticini, compravendita di parlamentari e quant’altro.

Il “qualunquismo”, che oggi usiamo in un senso sprezzantemente negativo, come le parole di ieri del presidente Napolitano ci ricordano, in realtà significò allora il rifiuto del predominio dei partiti, lo sconcerto davanti al passaggio al buio da un’era (quella fascista) a un’altra (democratica), e la specifica diffidenza verso quest’ultima, di cui si era persa memoria, a che rimaneva circondata da un’aura spesso negativa. Fu il rifiuto preventivo della politica intesa come opportunismo, voltagabbanismo, trasformismo, in nome di confuse, talora genuine istanze di chi si sentiva oggetto e non soggetto della politica stessa.

Certo, si trattò di uno dei primi movimenti di “antipolitica” in Italia, esprimendo il timore quasi spontaneo del cittadino davanti allo Stato, visto come una entità misteriosa, perlopiù predatoria: la coscrizione, le tasse, i divieti, gli obblighi. Il simbolo del “Fronte dell’Uomo Qualunque”, come si chiamò, era una pressa, ruotata da gigantesche, inquietanti mani, che schiacciava un piccolo uomo: l’anonimo rappresentante dell’italiano medio, “l’uomo qualunque”.

Eppure non fu un moto di pura conservazione, anzi vi fu una reciproca attenzione tra Giannini e Palmiro Togliatti che fu probabilmente tra le cause della disgrazia del movimento, con il montare di un’aria conservatrice e restauratrice.

Grillo “politico” nasce in tutt’altro contesto. Lo si può certo accomunare a Giannini per alcuni elementi: la provenienza esterna alla politica professionale, la pretesa di interpretare i bisogni primari della “gente”, l’uso di un linguaggio elementare, la trasversalità politica. Quando Grillo urla contro la concessione della cittadinanza ai giovani figli di migranti nati in Italia, quando nega qualsiasi distinzione tra le forze politiche sulla scena, quando si produce in una bizzarra difesa del gruppo dirigente della Lega Nord, è difficile resistere alla tentazione di bollarlo come qualunquista, nel senso più deteriore. Ma è un errore liquidare le istanze cui il suo movimento vuole dar voce e alle quali i partiti sembrano incapaci di prestare ascolto. Come si fa a non rendersi conto che il disgusto verso un ceto politico preoccupato solo di autori-prodursi sta diventando il partito dominante in Italia? Il Movimento 5 Stelle, come tanti altri movimenti dal basso, locali o nazionali, in difesa di beni comuni, portatori di modalità e linguaggi nuovi, promotori di una politica “terra terra”, una politica della sopravvivenza, pur nelle ingenuità di qualcuno, e le furbizie di altri, sono oggi forse gli unici soggetti in grado di riavvicinare davvero alla politica, la nobile arte. E se Grillo scivola nel qualunquismo, invece di bollarlo con parole di infamia, proviamo a guardare alla sua gente, e chiediamoci che cosa voglia, e se vi sia modo di dare a essa risposte più “politicamente corrette”, ma altrettanto efficaci.

Angelo d’Orsi - 26 aprile 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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