martedì 24 aprile 2012

Pd, il partito bambino. Nato già vecchio

Le parole di Bersani: “Noi, usato sicuro”

Quando l’inconscio riemerge come un mostro marino, non c’è dissimulazione che tenga. Pier Luigi Bersani dixit, venerdì scorso: “Il Pd è come l’usato sicuro”. Eppure
 meno di due mesi fa, al cospetto dell’Ingegnere Carlo De Benedetti, il segretario democrat aveva usato una metafora di segno opposto, da fiocco rosa: “Noi il bambino l’abbiamo fatto, non ha superato i difetti ma non è più un’ipotesi, il Pd è il primo partito del paese”.

Il colore rosso nel logo non ha senso
Infante a marzo, usato sicuro ad aprile. Un precocissimo invecchiamento causato dal “lapsus freudiano” di Bersani (come ha intuito l’ex rottamatore Pippo Civati) che demolisce tutto il nuovismo di questi anni, anche prima di Walter Veltroni, e riconduce al peccato originale della Cosa occhettiana. Piuttosto l’usato sicuro bersaniano, sempre in tema di “ismi”, si pone in un rapporto di continuismo con il Pci, saltando tutto quello che c’è stato in mezzo. Quasi a voler dare ragione all’odiato Cavaliere e alla sua crociata contro i comunisti.

“Non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Una generazione va, una generazione viene”, per dirla con il pessimismo biblico del Qohelet tanto caro a Luciano Violante, punta di diamante dell’usato sicuro del Pd. E la triste se non deprimente chiave di lettura dell’autoironia di Bersani (risposta al duplice nuovismo di Casini e Alfano, rispettivamente, sul Partito della Nazione e sulla “novità dopo il Pdl”) è proprio generazionale. L’usato sicuro dei democratici si traduce nella carta d’identità della maggioranza del suo gruppo dirigente. Le facce dei postcomunisti sono sempre le stesse, hanno attraversato svolte su svolte (dal Pds a oggi), battendo il tempo (ma non Berlusconi) e condannando all’oblio l’anatema di Nanni Moretti a piazza Navona nel 2002: “Con questi dirigenti non vinceremo mai”. L’importante è resistere e consumare un partito dopo l’altro. La ricetta dell’usato sicuro è nella biografia degli eterni duellanti D’Alema e Veltroni. Ironia della sorte, il primo, l’ex Generale Massimo, ha festeggiato il suo sessantatreesimo compleanno proprio venerdì scorso, il 20 aprile. Le parole di Bersani sull’usato sicuro saranno state interpretate come un graditissimo dono. In Parlamento, D’Alema, siede dal 1987. Esattamente un quarto di secolo. Un usato che viaggia verso l’usatissimo ormai.

Anche il secondo, il cinquantaseienne Veltroni, è entrato alla Camera nel 1987 per la prima volta. Un anno magico davvero quello. A Montecitorio arrivarono pure Anna Finocchiaro, oggi capogruppo del Pd al Senato, e l’ex ministra Livia Turco. Piero Fassino, altro volto immancabile dell’usato sicuro, invece viene eletto parlamentare solo sette anni più tardi, nel 1994, ma solo perché nel frattempo era stato incaricato di traghettare il neonato Pds nell’Internazionale socialista. A proposito di socialismo, socialdemocrazia e riformismo. L’usatissimo sicuro del Pd diventa vintage con una recentissima polemica tra Emanuele Macaluso, classe 1924, e Alfredo Reichlin, classe 1925, su un tema classico: limiti e prospettive della sinistra. Tra il “Riformista” (Macaluso) e “l’Unità” (Reichlin) è stato rappresentato un dibattito old style che Peppino Caldarola, ex dalemiano, ha riassunto così sul sito “Linkiesta”: “Sarà che l’Italia è un Paese per vecchi, ma la dura polemica (con colpi sotto la cintura) tra due anziani signori ex Pci, Alfredo Reichlin e Emanuele Macaluso, rappresenta un must nel dibattito della sinistra italiana che non è mai stata comunista fino in fondo (mirava all’attuazione della costituzione e non alla dittatura del proletariato) e non è mai diventata socialista”.

Già, Togliatti. In fondo, quello dell’usato sicuro di Bersani è un paradosso freudiano, oltre che un lapsus. Da un lato è il solito continuismo dei soliti comunisti. Dall’altro è concettualmente il contrario del “partito nuovo” annunciato dal Migliore per indicare la via nazionale al socialismo .

Ma il Pd, non dimentichiamolo, è comunque il frutto di una fusione fredda tra due partiti: Ds e Margherita. E anche gli ex democristiani o popolari, o semplicemente cattolici moderati, portano il loro contributo allo slogan involontario del segretario. A partire dal presidente Rosy Bindi. Dalla sua biografia ufficiale: “Si affaccia alla politica attiva nel 1989, quando viene eletta per la Democrazia cristiana al Parlamento europeo, nella Circoscrizione Nord-Est con 211.000 preferenze”. Gli ex dc possono vantare nel Pd un usato sicuro classe 1933 che risponde al nome di Franco Marini, già leader della Cisl e presidente del Senato, nonché instancabile tessitore di patti e accordi (quasi sempre mai rispettati) con D’Alema. Altra figurina da inserire in questo catalogo anti-nuovista e anti-nuovo tout court è Pierluigi Castagnetti, oggi presidente della Giunta per le autorizzazioni alla Camera. L’ex dc ha 67 anni ed è in Parlamento da 25 anni. Garanzia sicura. Nella Dc c’era anche Dario Franceschini, capogruppo del Pd a Montecitorio. Lui ha la faccia da semiusato ma nel 1984 era nella direzione dei giovani della Balena Bianca. Persino Enrico Letta, capo dei grancoalizionisti, che ha 45 anni rientra nella categoria bersaniana: nel 1993, il nipote del berlusconiano Gianni Letta era il capo della segreteria del ministro Andreatta nel governo Ciampi. Più usato sicuro di così si muore. Bersani, stavolta, l’ha azzeccata

Fabrizio d’Esposito - 24 aprile 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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