mercoledì 25 aprile 2012

Bersani: "dimezzare i rimborsi elettorali"

OBBEDISCE AI SONDAGGI
Il Pd cerca voti proponendo un taglio da 180 a 90 milioni

Non so cosa abbia in testa Alfano, spero non immagini una democrazia all'americana con i miliardari che finanziano i partiti: questo mi preoccuperebbe un po’ perché il Pdl ha una certa
disponibilità di risorse...”. Pierluigi Bersani, pur se con un certo garbo esitante, ci prova a smarcarsi dall’ABC della politica e a riprendersi l’agenda. E lo fa mettendo sul tavolo della discussione la sua proposta di legge per modificare il finanziamento ai partiti. Che intanto passa attraverso una parola: dimezzamento. Spiega il segretario del Pd: “Noi proponiamo una riduzione da subito dei rimborsi elettorali da 182 milioni del 2011 a 90
milioni”. Questi 90 milioni, poi, “devono essere erogati sulla base di due pilastri che mutuano l'esperienza tedesca riparametrata al ribasso, visto che non si prevede finanziamento alle fondazioni” legate ai partite. Dunque, “due-terzi del contributo andranno in proporzione al peso dei partiti secondo i voti validi ottenuti alle politiche e un terzo in proporzione all'autofinanziamento, ottenuto attraverso piccole donazioni”. Perché, “se il paese tira la cinghia, la politica deve tirarla il doppio”.

Dopo settimane di annunci mirabolanti, progetti di legge pasticcio (quello sulla “trasparenza” dei bilanci dei partiti partorito dai tre leader è stato bocciato persino dai tecnici della Camera, perché palesemente “incongruo” e confuso), fino ad arrivare alla difesa in chiaro dei rimborsi di stato alla politica, il Pd prova a fare una proposta forte, sull’onda del risultato di Hollande e nel rush finale della campagna elettorale per le amministrative Anche per uscire dall’angolo visto che gli altri tre segretari di maggioranza, dopo l’effetto boomerang del disegno di legge comune, hanno fatto le loro contro-mosse. Se è per Alfano, ha già dichiarato che il suo partito è pronto a rinunciare ai rimborsi, e che lascia l’onere del finanziamento ai cittadini, attraverso il 5 per mille. Se è per Casini, ha depositato un disegno di legge, sostanzialmente ricalcandolo sulla proposta Capaldo, che prevede l’abolizione del rimborso statale diretto ai partiti. Al suo posto un meccanismo di credito d'imposta del 95% sui contributi che i cittadini versano ai partiti politici, con un tetto massimo di 2000 euro.

Resta da capire, con i partiti di nuovo attestati su posizioni diverse e una legge che alla fine non fa comodo a nessuno, quanto sia effettivamente possibile passare dalle parole ai fatti. I precedenti non sono molto incoraggianti, visto che per la proposta sulla trasparenza c’era voluto un vertice fiume. In teoria, l’iter sia della legge sui bilanci che della riforma dei partiti è già stabilito: il primo dovrebbe finire il 10 maggio, il secondo il 24. In pratica, è tutto da fare e tutto da discutere. Alla domanda specifica se sia effettivamente possibile mettere tutti d’accordo su una riforma del genere, Bersani si limita a dire che “certo se si tratta di fare qualche modifica la faremo”. Nel merito parlamentare della questione entra il capogruppo, Dario Franceschini: “Giovedì (domani, ndr) alla Capigruppo proporrò di accorpare in un’ unica proposta di legge con iter acceleratissimo le norme per il controllo sui bilanci e quelle sulla riduzione del finanziamento e sui nuovi criteri. In questo modo potremo approvare le nuove norme in fretta, lasciando giustamente la parte attuativa dell’articolo 49 della Costituzione nel suo percorso meditato e naturale”. In attesa dell’(ennesimo) riposizionamento dei leader sulla questione, ieri sono cominciati a rilento i lavori in Commissione Affari costituzionali. Resta intanto sul piatto la questione della rinuncia alla tranche di luglio dei rimborsi elettorali, 180 milioni complessivi. Mentre Lega e Idv hanno annunciato che loro quei finanziamenti non li prenderanno o li daranno in beneficenza, sia i Democratici che Pdl e Udc hanno ammesso che non sono in grado di fare a meno di soldi già messi in bilancio. Se dovesse passare la legge sul dimezzamento, però, il taglio sarebbe immediato. Tutto sta nel “se”. E tutto sta sullo sfondo di una campagna elettorale che potrebbe diventare permanente, visto che l’ipotesi di voto anticipato a ottobre sembra sempre meno un esercizio per retroscenisti, e sempre più una possibilità.

Ieri ci è tornato Berlusconi a sostenere che la sinistra potrebbe volere il voto anticipato in quanto - è sempre la tesi del Cavaliere - non vorrebbe modificare l'attuale sistema elettorale perché la legge in vigore le sarebbe più favorevole. Risponde Bersani: “Al Pd ci penso io. Forse il Pdl ha dei problemi, ma noi manteniamo la parola data e per noi si vota nella primavera del 2013". Il rinvigorimento dovuto al vento francese per ora lo spinge a tirare fuori la battuta del giorno: “Non mi spingerò al punto di ribattezzare il Pd “W il papà” per contrastare chi, seguaci di Grillo o politici di professione in versione restyling, potrebbe creare il partito “W la mamma”.

Wanda Marra - 25 aprile 2012 - Festa della Liberazione
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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