mercoledì 6 marzo 2013

Professione Riporter (di Marco Travaglio)


Ieri, da ben due articoli di Repubblica firmati da Maltese e Serra, abbiamo appreso che il Fatto tifa, anzi addirittura “gongola” per un governo Passera. Vorremmo rassicurare i lettori e gli amici Maltese e Serra. Passera ci è bastato e avanzato come ministro del governo Monti (tra ponte sullo Stretto, mancata asta sulle frequenze tv e indagini per frode fiscale), peraltro appoggiato ventre a terra da Repubblica che ora ci accusa
di auspicare l’inciucio Pd-Pdl mentre ne ha sostenuto uno identico fino all’altroieri. Siccome siamo un giornale e diamo notizie, quella di Passera capo di un governo del Presidente, o tecnico, o di scopo è un’ipotesi che circola insistentemente nel Palazzo. Dunque l’abbiamo registrata, anche se non ci piace. Non ci piace nemmeno che abbiano incendiato la Città della scienza a Napoli, ma purtroppo è accaduto e ne informiamo i lettori, sperando che per
questo nessuno ci accusi di averla bruciata noi. Il malvezzo di confondere i fatti con le opinioni altrui è tipico di chi è abituato a fare così in proprio. Per esempio, a dipingere Grillo e C. come fascisti fino al giorno delle elezioni, poi a elogiarli e vezzeggiarli dal giorno dopo nella speranza che facciano da stampella a un governo Bersani, poi a ridipingerli come fascisti quando annunciano che non lo faranno. O a censurare la denuncia del procuratore della Corte dei Conti del Trentino-Alto Adige sulle pressioni dei superiori e del Quirinale contro le inchieste sulla Provincia di Bolzano, per non disturbare il manovratore. Si può credere o non credere a quella denuncia, simpatizzare o meno con Napolitano: ma le notizie non sono né di destra né di sinistra, dunque si danno e basta. Possibilmente con nomi e cognomi. Un paio di mesi fa, mentre la stampa  progressista era impegnatissima nella campagna elettorale per il Pd e i suoi mirabolanti gridi di battaglia contro la corruzione, il Fatto pubblicò in beata solitudine la notizia che l’anticorruzione Severino, appena approvata da Pd, Pdl e Centro, avrebbe salvato le coop rosse imputate nel processo Penati. Infatti derubricava la concussione per induzione in un reato minore, con pene più miti e prescrizione più breve (da 5 a 10 anni): quel tanto che bastava a farla scattare prim’ancora della sentenza di primo grado. Per aver osato scriverlo fummo severamente redarguiti dalle zarine pidine Finocchiaro e Ferranti, madrine dell’emendamento pro-concussori. L’altroieri, puntualmente, è arrivata la sentenza del gip di Monza che, grazie alle nuove norme volute dal Pd, dichiara prescritte le tangenti alle coop rosse finite, secondo l’accusa, anche ai Ds per il “recupero” delle ex aree Falck e Marelli. Lo stesso accadrà presto per il grosso delle accuse a Penati. Ieri l’Unità, comprensibilmente, non riservava alla faccenda nemmeno un rigo, mentre giustamente Repubblica le dedicava una cronaca e un commento critico contro il “colpo di spugna”. Mancava soltanto un dettaglio: il voto dato al colpo di spugna dal Pd di Bersani. Lo stesso Bersani di cui Penati fu a lungo il capo della segreteria. Lo stesso Bersani che ora chiede a Grillo di appoggiare un suo governo per “fare la legge anticorruzione” e altre mirabilie. Che cos’è, uno scherzo?

Ps. Ieri la Procura di Roma ha reso noto di aver iscritto sul registro degli indagati per “calunnia e offese all’onore del capo dello Stato” il procuratore di Trento e Bolzano della Corte dei Conti, Robert Schülmers, che ha denunciato su una mailing list le pressioni dei superiori e del Quirinale. Resta da capire perché non abbia iscritto anche i dirigenti del Colle e della Corte dei Conti per abuso d’ufficio, nell’ipotesi che Schülmers dica la verità. Ma soprattutto: è stato forse abrogato il segreto investigativo sul registro degli indagati? Oppure vale per tutti, salvo per chi critica il Re Sole?

Marco Travaglio - 06 marzo 2013 -
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