domenica 14 ottobre 2012

Maroni in retromarcia: “Basta con Formigoni” (di Davide Vecchi)


IL PDL ATTACCA MARONI E IL CARROCCIO SI AFFIDA A SALVINI
Il segretario della Lega costretto a rimangiarsi gli accordi col Pdl
Mentre a Lecco il Celeste viene contestato duramente, i mal di pancia del Carroccio costringono i dirigenti di via Bellerio a lanciare l’ultimatum: “Voto ad aprile assieme alle politiche”. Il governatore: “Non erano questi i patti sottoscritti a Roma. Vogliono
farmi cadere? Me ne andrò via prima”. Gasparri minaccia: “Sono in pericolo anche le giunte di Piemonte e Veneto”

Milano
"Se il Pdl vuole parlare con noi deve venire qui a Milano: noi non dobbiamo andare a Roma per parlare delle questioni del Nord”. Si apre con questa mozione la segreteria federale del Carroccio. Una mozione che è un monito al segretario, Roberto Maroni: le foto della conferenza stampa di giovedì con Angelino Alfano e Roberto Formigoni nella sede capitolina del Pdl in via dell’Umiltà non sono piaciute ai leghisti.
Perenne Frana (Ill.M.Ceccato)

Neanche a Maroni che, ha spiegato ieri scusandosi, si è trovato “in un trappolone: Formigoni si è presentato con la solita baldanza proponendo di mandare a casa solo Zambetti”. Convincerlo a cacciare tutta la giunta “non è stata una passeggiata”. Il Barbaro Sognante ha dovuto però accettare la richiesta unanime del suo partito: “Dobbiamo mandare a casa Formigoni”. Senza condizioni. E per rendere ancora più netta la distanza tra Lega e Celeste, il Carroccio ha deciso di far entrare nella nuova futura giunta lombarda un solo rappresentante “così che possa controllare il governatore”.

Ma “il trappolone” del Pdl ormai è scattato. Umberto Bossi, presente alla riunione, l’ha fiutato subito. E così è stato: quando dal Federale della Lega esce la decisione, unanime, di votare le regionali ad aprile, il Pdl fa la voce grossa e accusa Maroni di aver violato i patti. “Giovedì ha preso un accordo diverso con noi, questi non sono buoni presupposti per una possibile nuova alleanza”, confida Ignazio La Russa al telefono. “Ero presente e abbiamo deciso di azzerare la giunta e andare avanti”. Non si governa a tempo “piuttosto si voti subito”. E se Maurizio Gasparri torna a minacciare ripercussioni in Piemonte e Veneto (“giunte a rischio”) Formigoni attacca: “Maroni 36 ore fa ha siglato con noi un patto, ci spieghi perché non è più valido. Interrompere l’esperienza di governo è un danno molto grave. Per ridurlo, non deve passare troppo tempo: si abbrevi il più possibile”. Infine il capogruppo Valentini: “Se ha cambiato idea o si fa smentire dal suo partito?”. Maroni, dopo ore, interviene: “Mai fatti accordi sulla fine della legislatura” e “se il Pdl boicotta le regioni è masochista”.

Il tentativo, fin troppo evidente e in parte riuscito, è mettere in difficoltà Maroni con la non tenera base leghista che ha le ferite del caso Belsito aperte e sta ancora “annusando” il nuovo leader chiedendosi dove abbia riposto la ramazza e perché non la impugna per spazzare via Formigoni. A tenere a bada gli animi ci pensa, ancora una volta, Matteo Salvini, inventandosi un referendum da sottoporre alla base ai gazebo il 20 e 21 ottobre in 1500 piazze lombarde. “Vogliamo chiedere ai cittadini se condividono la scelta di votare in aprile e chi vorrebbero come governatore”, spiega. “Come Lega rivendichiamo con orgoglio tutto quello che abbiamo fatto in Lombardia. Prendiamo atto di una serie di indagini, quando si sente puzza di mafia, la buona amministrazione non basta”. Per ribadire: “L’unica alternativa alle dimissioni di Formigoni è il voto ad aprile”. La linea dura, scelta dal federale, non si ferma qui. Oltre al contratto a tempo determinato, la Lega a Formigoni detta anche l’agenda: entro dicembre deve essere approvato il bilancio e una nuova legge elettorale regionale che cancelli il listino bloccato, riduca il numero dei consiglieri e dei loro vitalizi e privilegi, nonché un sistema non basato sulle preferenze dirette. Inoltre la Lega si impegna a far dimettere tutti i consiglieri rinviati a giudizio. Ultima, “sofferta ma necessaria decisione”, confida un colonnello, quella di passare i poteri decisionali sulla Lombardia a Salvini, nel tentativo di smarcare Maroni dalla trappola pidiellina. In serata è arrivato, puntuale, il passaggio di testimone dal segretario: “Sarà Salvini a far adottare le decisioni prese”. Così già domani mattina l’eurodeputato parteciperà alla riunione del gruppo al Pirellone e alle 18 alla segreteria in via Bellerio.

Formigoni però non è tipo da arrendersi e da Saint Vincent, dove partecipa a un convegno che prevedeva la presenza di Zambetti, insiste: “Alfano e Berlusconi sono stupiti, se Maroni ha cambiato idea si farà vivo”. Pdl “stupito”, soddisfatta l’opposizione. Pd, Idv, Sel pronti a lasciare la Regione per far cadere il governo del Celeste. E Giuliano Pisapia torna a chiedere le dimissioni di Formigoni: “Non può andare avanti”. E al governatore, che gli rimprovera una caduta di stile, il primo cittadino milanese risponde: “Lo stile? Io le vacanze me le sono sempre pagate da solo”. Anche i cittadini cominciano a contestare il governatore. Venerdì a Lecco, nella sua città, Formigoni è stato accolto con insulti e fischi. “Spudorato, bugiardo, lottizzatore, mafioso”. Con l’invito di dimettersi: “Vai a casa buffone”.

Davide Vecchi - 14 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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