mercoledì 22 agosto 2012

VITTORIO OCCORSIO “Caro Napolitano, spero torni sui suoi passi”


Appello al Presidente

Sono riconoscente al Presidente Napolitano per la sua commossa partecipazione e il suo impegno per la ricostruzione della memoria storica degli Anni di Piombo, testimoniati dagli incontri che oramai da sei anni si svolgono al Quirinale il 9 maggio, proclamata nel 2006
Giornata Nazionale della Memoria delle Vittime del Terrorismo e delle Stragi.
In queste occasioni il Presidente è stato costante nella vicinanza a noi, famiglie dei servitori dello Stato morti o feriti in quella stagione, e mai banale nel ricordo di quegli anni: nei suoi discorsi conclusivi della cerimonia, ha ripetuto più volte l’importanza del principio dei pesi e contrappesi, del reciproco controllo e bilanciamento dei poteri; e ha sempre concluso con lo sguardo al futuro, e ai giovani, con l’invito a coltivare la conoscenza e cercare la verità per formarsi una coscienza civica, affinché non si ripetano gli orrori di quegli anni.
Vittorio Occorsio, nipote del giudice ucciso dai terroristi
di destra nel 1976
Ora mi ritrovo ad assistere ad un conflitto costituzionale senza precedenti. E sento il bisogno, non solo per tradizione familiare, ma per formazione personale, valoriale e giuridica, di manifestare il mio sostegno ai magistrati, soprattutto quando si trovano a svolgere la propria funzione nei confronti di altri poteri dello Stato. Insigni giuristi hanno affrontato il raffinato problema giuridico dell’intercettabilità del Presidente della Repubblica.
Mi limito ad osservare che è proprio in questi momenti, in cui un organo giurisdizionale , impegnato nella ricostruzione di fatti di estrema rilevanza per la storia d’Italia, si ritrova, nel corso delle proprie indagini, nell’area di un altro potere pubblico, che occorre dimostrare il rispetto per l’indipendenza dell’azione giudiziaria (che, come ben noto, è obbligatoria ai sensi dell’art. 112 Cost.): anche, se del caso, dismettendo alcune prerogative, perché nessun potere può pensare di essere legibus solutus.

Il nostro Paese si consegna alla mia generazione con un passato in diversi punti oscuro, e con troppe questioni giudiziarie irrisolte: è di qualche mese fa l’ennesima sentenza sulla strage di Piazza della Loggia; poi Piazza Fontana, Ustica, la stazione di Bologna, per non parlare delle stragi di Mafia, sono delle paludi di mistero, in cui aleggia sin troppo nitidamente la copertura e la connivenza di “pezzi” degli apparati di Stato, di parte delle Istituzioni, le stesse Istituzioni che videro come leali servitori uomini illustri, veri eroi dei nostri tempi, impegnati a far luce dove altri avevano interesse a che restasse il buio, lottando all’interno di un apparato che invece di essergli amico, li voleva far impantanare nel fango, come accadde a troppi magistrati italiani, come Falcone e Borsellino.
Ed ora, vogliamo ricadere negli stessi errori del passato? Spero che il Presidente torni sui suoi passi: sicuramente in quelle intercettazioni non vi è nulla da temere. E allora permettiamo di far luce in queste faccende, affinché, come egli ha sempre ricordato, le nuove generazioni ricevano in dote un Paese che non deve continuamente guardarsi indietro per risolvere nodi irrisolti che minano alla base le Istituzioni democratiche, e possa guardare verso il futuro.

Non commento poi lo squallore con cui alcuni esponenti politici, evidentemente a corto di idee causa anticicloni tropicali, hanno approfittato della situazione (e della vicenda pure di grande rilevanza dell’Ilva di Taranto), con dichiarazioni di contrasto all’operato della magistratura: certamente, si possono criticare le decisioni prese, ma non si può costantemente cercare di delegittimare i giudici “scomodi”, come accadeva in tempi di cui speravo dover sentire solo nei racconti familiari, con l’obiettivo di isolarli dal contesto sociale e professionale svolgono il proprio lavoro, in modo da rendere sempre meno affilati e penetranti i loro poteri di indagine e di ricerca della verità. Sono sicuro che il Presidente non si vorrà prestare – neppur indirettamente – a queste manovre.

Vittorio Occorsio - 22 agosto 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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