“GRANDE COALIZIONE? SE LA VOGLIONO LO DICANO PRIMA”
Onorevole Parisi, queste misure uscite dal Consiglio dei ministri sono realizzabili o assomigliano a un programma elettorale?
A questo punto non c’è atto che non sia elettorale. Anche se ci riferiamo alla scadenza
ordinaria, i giorni che ci separano dall’inizio di febbraio, la data di convocazione dei comizi elettorali, sono più o meno 150, quelli parlamentari meno di 100. Di ogni decisione più che il risultato conta ora l’annuncio. Ma sa qual è il peggio?
Dica.
Che stiamo precipitando direttamente nella stagione della propaganda senza essere passati per l’elaborazione di un progetto politico.
Arturo Parisi |
E che cosa posso dirle? Che il futuro è incerto e l’avvenire nero? Mi basterebbe piuttosto sapere qualcosa di più su quello che lei chiama ancora il centrosinistra. La coalizione che dovrebbe cogliere quest’ampia vittoria. Dopo tutto il male che abbiamo detto dell’Unione, ho paura che si finisca, come leggo su Europa, in un bel “listone”, da Rutelli a Vendola, senza essere riusciti neppure a parlarci.
Non c’è il rischio che le cose cambino in corsa, come successe alla “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto nel ‘94?
Il fatto che Berlusconi sembra disposto a regalare un premio del 15% al listone Pd, che viene dato per primo, qualche dubbio dovrebbe alimentarlo.
Un Monti bis sarebbe la tomba del Pd?
La tomba peggiore è quella nella quale è già finito. Dire una cosa e farne un’altra. Fare una cosa e annunciarne un’altra.
Come con le alleanze? Un colpo al centro e uno a sinistra?
Le alleanze si fanno con chi c’è, ma alla luce del sole e prima del voto. E soprattutto attorno ad un programma come il Pd auspica da anni. Peccato che dell’alleanza passata resti solo una foto rubata l’anno scorso a Vasto.
La rimpiange?
Consideri che dell’alleanza futura non si riesce a citare neppure un caffè preso assieme da più di due persone. Si parla tanto male del famigerato programma di 281 pagine dell’Unione che col contributo determinante di Bersani ci impegnò per mesi. Ho paura che se questa volta non ci sarà solo perché non abbiamo fatto in tempo a scriverlo.
Quindi a Di Pietro almeno un co.co.co. glielo farebbe.
Di Pietro ci ha messo del suo e ce ne ha messo tanto, lo dico con affetto. Ma certamente nessuno ha provato ad aprire con lui un confronto esigente. Ha sbagliato Veltroni ad immaginare un suo assorbimento. Ma non sbaglia di meno chi si illude di farne un collaboratore coordinato e continuativo.
E comunque dipende dalla legge elettorale. Ce la faranno a farne una nuova?
Penso che il Porcellum alla fine ce lo risparmieranno. Ma ho paura che lo sostituiscano con un imbroglio perfino peggiore.
Quale?
Una legge pensata per impedire che dal voto dei cittadini esca una maggioranza e un governo del Paese. E per assicurare che la maggioranza dei parlamentari continui ad essere nominata dalle segreterie dei partiti. Una risposta opposta alla domanda che un milione e mezzo di cittadini ci affidò lo scorso anno per superare la vergogna della legge attuale.
Invece si profila un’intesa con almeno il 30% dei parlamentari eletti in liste bloccate, appoggiato dal Pd.
Quello che non posso fare è accusare Bersani di incoerenza. Consentire che alle feste dell’Unità venissero raccolte le firme non significa certo sostenere le ragioni del referendum. Su questo Bersani non ha mai nascosto le sue preferenze. Non a caso il referendum non lo ha mai firmato.
Collegi, preferenze o un’altra legge?
Un’altra legge. Basterebbe un articolo. Dare almeno un’occhiata ad una proposta di un solo articolo che io stesso ho presentato da anni alla Camera, e con la senatrice Soliani anche recentemente ripresentato al Senato: il famigerato Mattarellum.
Che non le è mai piaciuto.
È un compromesso contro il quale mi ero battuto, e tuttavia il compromesso più avanzato finora trovato dai due schieramenti. Maggioritario di collegio con 75% di eletti e 25% nominati. Decisamente superiore al proporzionale col 75% di nominati e al 25% di eletti nel quale passo passo stiamo per finire.
In più, se la nuova legge dovesse andare nella direzione del premio al partito più votato, non ci saranno né coalizioni, né primarie.
Lasciamo perdere le primarie. È ormai evidente che al massimo saranno solo un modo per aprire la campagna elettorale. Arrivati ad un mese prima delle elezioni non si capirebbe per altro perchè farsi del male con una competizione vera, per contendersi il posto di candidato alla guida del governo, visto che questo posto non esiste.
Chiaro. Intravede le basi per una grande coalizione.
Se è quello che vogliono, sarebbe più onesto che Berlusconi Bersani e Casini si presentassero agli elettori e lo dicessero prima. Gli argomenti non gli mancherebbero. Basterebbe ripetere le motivazioni che in questi mesi ci hanno costretti a pigiare in Parlamento i tasti di voto senza profferire parola. Quello che non è accettabile è questo teatrino elettorale nel quale tutti dicono “no” sapendo che dopo torneranno a dirsi “sì”. Non foss’altro che per rispetto all’intelligenza dei cittadini.
Caterina Perniconi - 26 agosto 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
.
0 commenti:
Posta un commento