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Uno dei paradossi della politica contemporanea, per niente limitato alla realtà italiana, e diffuso invece nell’intero mondo occidentale, è che le qualità necessarie a conquistare una posizione non sono quelle necessarie a saperla gestire.
Il primo ruolo che viene in mente è quello di capo di stato o di governo. Kennedy è stato eletto nel 1960 perchè era giovane, bello e ricco, benché fosse tragicamente inesperto. Analogamente per Reagan nel 1980, che era suadente e affabile, benché con la testa vuota come tutti i mediocri attori. Berlusconi aveva alcune delle qualità, e tutti i difetti, di entrambi. E così via.
La cosa vale, ovviamente, a ogni livello. Essere una pin up, una prostituta o una sensale, ad esempio, può servire a entrare nelle grazie dei datori di seggi di lavoro, ma certo non qualifica a essere ministro, parlamentare o consigliere regionale.
Ora, se il processo democratico porta sicuramente a scegliere le persone sbagliate, per scegliere quelle giuste è necessario procedere in maniera autocratica. È così che Napolitano ha scelto l’attuale governo, e Monti la prossima dirigenza della Rai.
Ma, naturalmente, ciò che è necessario, non è in generale sufficiente. Un banchiere può essere qualificato per il ministero dell’economia, ma non è detto che lo sia per il ministero del lavoro o la presidenza del consiglio. E sicuramente non lo è per la presidenza della Rai.
Non stupiscono dunque le reazioni stupite alla nomina del vice direttore di Bankitalia al vertice della Rai. Dopo il governo delle banche, sembra che avremo anche la tv delle banche. La par condicio vorrebbe che ora al vertice di Bankitalia venisse eletto Santoro, e alla presidenza della Repubblica Benigni. Almeno quest’ultimo ci farebbe ridere volendolo fare, e senza pretendere che le sue barzellette fossero prese sul serio.
Piergiorgio Odifreddi - 08 giugno 2012 -
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