lunedì 14 maggio 2012

Salvate il soldato Embrione (di Rita Pani)

Amo i bambini. Amo gli animali. Detesto il genere umano, ma ho rispetto della vita.

Si può fare tutto ormai, in questo mondo folle. Sfilare per strada in favore della vita mentre tutto, intorno, muore. La vita intesa come l’embrione, ovviamente, quello che non si vede, che
Dio ha creato e messo dentro la pancia della donna che poi partorirà con dolore. Quella vita non vita, sospesa, che si farà. Forse si farà, perché non è più certo che possa evolversi e farsi uomo. Non è detto che possa sopravvivere.

È facile proteggere le vite non ancora nate. Impossibile pare poter salvare quelle ormai divenute adulte, che si impiccano e si sparano, che uccidono con armi intelligenti in nome di una pace che puzza di danaro. Piangere un aborto e tollerare l’eccidio infinito delle guerre, dichiarate e non.

Queste manifestazioni che puzzano di fascismo, con quei valori fasulli che negano ogni libertà anche quella di scegliere – con tutto il dolore possibile – di non aggravare questo mondo di un altro essere che dovrà lottare per strapparsi i pezzi di vita a morsi, come il pane che probabilmente non avrà. In questo tempo in cui, responsabilità del genitore sarebbe quella di non procreare, per non provare il rimorso di non essere riuscito nemmeno a consegnare una vita degna di essere vissuta a quel bimbo a volte desiderato. Nemmeno più si corre il rischio di procreare, proprio per non essere costrette a confrontarsi con questo mondo che aggira le leggi costringendoti a volte alla clandestinità dei diritti ormai negati.

Pure quel fascista del sindaco di Roma, in pompa magna, con la sua fascia tricolore e la rimpatriata con i suoi camerati, proibiti dalla nostra Costituzione, eppure vegeti e di nuovo pronti a trascinarci nel medioevo dell’inciviltà. Verrebbe da urlare l’ultimo insulto, ma questo è il mondo che confonde i valori con la demagogia, la dittatura con la democrazia. Non siamo nuovi a queste trovate, siamo in fondo il paese del family day, il giorno in cui sfilarono preti pedofili, presidenti pedofili, presidenti fedifraghi, nani, puttane e ballerine, per dare a noi la lezione di famiglia e moralità.

Non posso neppure ridere per la loro incoerenza, per la loro ignoranza o strafottenza. Non posso ridere pensando a gente come questa, che la notte incendia i campi rom e di giorno salva l’embrione. Questa gente che per salvare la Patria ucciderebbe i clandestini, e poi sfila per strada per salvare l’embrione. Questa feccia immonda, che ha contribuito a creare il baratro in cui le vite umane sono finite, e ha così tanto a cuore una vita mai nata.

Ma ci sta, in questo paese indifferente, che non si guarda più negli occhi quando s’incontra per strada. Questa nostra epoca che fugge dall’odore della fatica della vita altrui, che nega l’altrui dolore, incapace di compiere un gesto caritatevole e che anche quando lo compie spera di trarne profitto. È un mondo in cui da lontano salviamo le vite ai cani, ai gatti e persino ai ratti, ma non dividiamo il cibo con nessuno.

Amo i bambini, quelli già nati. Quelli malnutriti, quelli infreddoliti. Gli ultimi bambini del mondo, quelli che non giocano alla guerra perché non ne hanno il tempo, dato che la guerra la fanno davvero. Amo i bambini che mitragliamo in tempo di pace. Amo i bambini, tutti i bambini, anche quelli molestati dal cattolicesimo che ci impone di non gettar via un embrione. Amo i bambini nati, e poi abortiti dalle barche, dispersi e dimenticati in fondo al mare.

La vera marcia per la vita, sarà quella con i forconi, che salverà le nostre. Sarà da festeggiare il giorno in cui, spazzata via questa feccia, potremo di nuovo avere la libertà di desiderare un figlio, e poi, arrivata sera, farlo con serenità.

Rita Pani (APOLIDE)- 13 maggio 2012 -
R-ESISTENZA-INFINITA
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